Le foreste del nostro Pianeta sono ancora oggi lo scrigno quasi impenetrabile di grandi misteri, a dispetto del lento inesorabile depauperamento e deforestazione che stiamo producendo come esseri umani.
E proprio la foresta di Santa Marta in Colombia diventa la location di una storia incredibile che narra di un assiolo misterioso, che solo da quest'anno è stato elevato a rango di specie.
Ma andiamo per gradi, anche per creare il giusto ritmo, quasi fosse una favola, la storia di un animale misterioso che vive, nascosto, nella fitta jungla colombiana.
L’Assiolo di Santa Marta Megascops gilesi, vive nascosto tra la fitta foresta compresa tra la Sierra Nevada e Santa Marta nella parte settentrionale della Colombia.
L'Assiolo di Santa Marta
La sua distribuzione altimetrica è compresa fra i 1800 e 2500 metri, ma la scarsità di informazioni non lascia escludere che la specie riesca a spingersi più in alto anche se le osservazioni più frequenti arrivano dal comprensorio di San Lorenzo dove la foresta lascia qualche accesso meno impenetrabile per i birding tour locali che ogni tanto lo osservo e fotografano
Nel 1919 alcuni naturalisti raccolsero un esemplare (l’olotipo) e lo conservarono per studiarlo ipotizzando si trattasse di una nuova specie. Conservato nel Museo Carnegie di Las Taguas, mostrava caratteri diversi da altre specie. Si trattava di una femmina in periodo riproduttivo trovata a 2.088 metri, era il 13 marzo 1919.
Per assistere tuttavia questo passaggio storico con la classificazione di quello che oggi possiamo chiamare l’Assiolo di Santa Marta dovremo attendere un altro secolo.
Del resto nonostante qualche dubbio gli ornitologi dell’epoca era presente ma basandosi solo su aspetti esteriori come colori e piumaggi non poterono che classificarlo come Megascops choliba osservata e la specie fu descritta nel 1922, da Todd e proprio da Carricker che fu colui che raccolse l’olotipo.
Immagini dell'Olotipo del 1919. ph. A. Quevedo
Per questo pur essendo osservato nelle foreste non si era consapevoli di essere di fronte a una specie diversa dal più comune M. choliba.
Si perché questi Strigiformi inclusi ed annoverati nel genere Megascops che fa intendere si tratti di rapaci simili ad assioli ma lievemente più grandi, sono stati oggetto di una revisione e un riordino generale solo pochi anni fa. E fu così che dopo un secolo di dubbi tassonomici qualcuno ha pensato a mettere a posto il grande libro della classificazioni di questi Strigidi.
Era il 2016 quando sulla rivista scientifica Molecular Phylogenetics and Evolution il team guidato da Dantas, pubblica un meraviglioso lavoro che mette ordine ad un secolo di dubbi sulla filogenesi e sulle determinazioni di questi rapaci dei cieli stellati americani.
Buttiamoci uno sguardo tra quelle pagine di ornitologia.
I Megascops sono specie endemiche del Nuovo Mondo e vanno dal Canada meridionale sino al più profondo cono con il quale si incunea il continente del Sud America.
Sono 22 le specie annoverate in questa classificazione ed occupano deserti, foreste costiere e tropicali sino ad oltre i 2 mila metri dei profili sinuosi andini.
A livello visivo le identificazioni delle specie sono davvero difficili in natura poiché le specie hanno molteplici polimorfismi nei piumaggi e le differenze sono davvero sottili.
Utilizzando la genetica molecolare è stata stimata la filogenesi di tutte le specie di Megascops, tranne una.
Si ipotizza che la diversificazione all'interno del genere sia avvenuta negli ultimi 8 milioni di anni, con una probabile origine in America Centrale. Il genere in seguito si espanse su gran parte delle Americhe e poi si diversificò attraverso molteplici eventi di dispersione dalle Ande nelle pianure neotropicali.
Un percorso affascinante ma proprio quando il team di Dantas pubblicò questo lavoro di revisione tassonomica tutto sembrava ormai chiaro ed invece non passarono nemmeno 300 giorni quando sulla rivista Ornitología Colombiana apparve un articolo di Niels Krabbe dello Zoological Museum dell’Università di Copenhagen che apre uno squarcio sull’articolo del 2016.
Vi chiederete che cosa avrebbe potuto sconvolgere questo nuovo lavoro, rispetto alla review di Dantas del 2016, che apparve all'uscita definitiva?
Ebbene irrompe il nostro protagonista ovvero l’Assiolo di Santa Marta!
Vediamo insieme perché poi questa descrizione ha dovuto attendere il 2021 per ottenere il lasciapassare per il doveroso accredito scientifico.
Nell’abstract, in modo un pò originale e personale, Niels Krabbe scrive testualmente: “Descrivo una nuova specie di Assiolo originario della foresta montana tropicale della Sierra Nevada de Santa Marta nel nord della Colombia.
Un confronto genetico ha indicato che appartiene al genere Megascops e che non ha parenti stretti. Fornisco una valutazione complessiva delle vocalizzazioni di queste nuova specie.”
Fu proprio grazie all'ornitologo danese Krabbe che viene classificato per la prima volta l’Assiolo di Santa Marta Megascops gilesi.
Beh pensate, dopo solo un anno dall’uscita della review del 2016 che metteva ordine nel confuso mondo dei Megascops, questa notizia per i gufologi che si occupano di tassonomia fu come un tornado. Bisognava riscrivere la lista dei Megascops.
Ma la scienza ci regala anche queste perle di sfide, di nuove scoperte in questo senso ricordo un meraviglioso libro di Giorgio Celli che narrava di scoperte e grandi imbrogli verso la scienza, il titolo del libro tra i miei 10 preferiti di etologia era Bugie, fossili e farfalle.
Pagine di un grande divulgatore, anche se questa storia come vedremo non è una burla e nemmeno una bugia come quelle narrate dal compianto entomologo bolognese.
Ma torniamo alla favola di questo Assiolo di Santa Marta, che ignaro di tutte queste pagine di riviste scientifiche, continua imperterrito a volare e cacciare tra liane e il denso fogliame delle foreste colombiane.
Tuttavia sinora gli ornitologi tranne Krabbe non hanno mostrato grande interesse per lui e così dell’Assiolo di Santa Marta sappiamo davvero poco per quanto concerne la riproduzione, l’alimentazione e la sua etologia.
Lo IUCN ha classificato questa specie come vulnerabile e del resto avendo un’areale molto ristretto il rischio possa trovarsi presto in difficoltà non è così remoto.
Se poi pensiamo che la sua popolazione si ipotizza possa essere compresa tra i 2.300 e i 7.500 individui e che la copertura forestale di quell’area è in forte mutamento per il passaggio a piantagioni di eucalipti e pascoli per il bestiame possiamo dedurre che il suo declino è già iniziato o imminente.
Ma torniamo all’appassionante storia di questa disfida per classificare l’assiolo colombiano dimenticato dai nomenclatori come nuova specie.
Krabbe con la sua analisi genetica riesce a dimostrare che Megascops gilesi è effettivamente distinto da altri Megascops, con una distanza genetica minima del 6,1% (da Megascops watsonii usta) superiore a quella evidenziata tra altre specie di Megascops, tratte dal lavoro di Dantas del 2016.
Ma se la genetica sembrava incanalata a consacrare questa scoperta, a mettersi di traverso ci pensarono le tracce acustiche. Come sovente capita per far tornare i conti bisogna soffrire.
I rilievi compiuti sul campo registrando i canti dell’Assiolo di Santa Marta non mostravano le dovute evidenze, tuttavia l’attenta analisi indicava in un sonogramma riferito ad un canto un tratto moderatamente distintivo e questo consente in ultima analisi a Krabbe di pubblicare l’articolo classificando Megascops gilesi come una nuova specie.
Ora il suo lavoro è finito, Krabbe è certo delle sue informazioni, della sua neo determinazione pensa di avercela fatta di aver dato un nuovo nome a quel piccolo predatore delle foreste tropicali.
Ma in realtà perché la specie venga accettata e accreditata scientificamente deve riunirsi il South American Classification Committee che fa parte dell’ American Ornithologists' Union.
Un attesa durata anni…
Ed è proprio quest’anno, nel 2021, che finalmente l’Assiolo di Santa Marta viene consacrato ufficialmente ed elevato a rango di specie.
Ma se vogliamo che la storytelling di questo assiolo sudamericano possa concludersi con un classico “e visse felice e contento nella foresta di Santa Marta” , dobbiamo auspicare che le foreste colombiane possano restare più integre possibili perché incendi e deforestazioni sono tra i principali problemi che minacciano l’estinzione degli Strigiformi su scala mondiale.
Aver dato un nome a Megascops gilesi non è solo un fatto meramente di disfide tassonomiche, ma può divenire un sensibile motivo per salvaguardare l’esistenza di un assiolo che vive solo a in Colombia. Un endemismo da salvare!
La divulgazione è lo strumento di tutela più forte che abbiamo, ogni piccolo passo può essere importante e quindi buon Halloween e buona lettura.
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Bibliografia
BirdLife International (2021) Species factsheet: Megascops gilesi. Downloaded from http://www.birdlife.org on 31/10/2021.
Dantas S. M., J. D. Weckstein, J. Bates, N. K. Krabbe, C. D. Cadena, M. B. Robbins, E. Valderrama & A. Aleixo. 2016. Molecular systematics of the new world screech-owls (Megascops: Aves, Strigidae): Biogeographic andtaxonomic implications. Molecular Phylogenetics and Evolution 94:626-634.
Krabbe, N. K. 2017. A new species of Megascops (Strigidae) from the Sierra Nevada de Santa Marta, Colombia, with notes on voices of New World screech-owls. Ornitología Colombiana, 16: 1-27
Todd, W. E. & M. A. Carricker. 1922. The birds of the Santa Marta region of Colombia: a study in altitudinal distribution. Annals of the Carnegie Museum 14 (611 pp.)
Grazie Marco! Sempre interessanti i tuoi articoli